Reverse è una parola che abbiamo imparato da grandi dall’abbigliamento. Un capo reverse è un capo vestibile da entrambi le parti. Reverse è un comando di un lettore di dvd. Permette di tornare indietro nella visione di un film, l’ascolto di una canzone. È la nostra sicurezza di poter ritornare a qualcosa passato che ci è piaciuto tanto, passato che intendiamo riascoltarlo e riviverlo. La reverse tribù, nel nostro caso, saranno tutti quelli che, trasversalmente ai propri gusti, vorranno tornare indietro, spostare le lancette agli inizi del 2020 quando tutto era ancora come prima. È indubbio che questo sentimento vive in tutti noi ma il forte desiderio del ‘reverse’ per chi lo affronterà potrebbe non avere lo stesso sapore di prima. Pensiamo a quando torniamo cinquantenni in un luogo di villeggiatura del nostro passato infantile dopo anni di lontananza. Lo shock tra il passato e il presente potrebbe darci la sensazione amara che si può tornare indietro ma non come riavvolgendo il nastro della cassetta. Oggi, a maggio 2020 molti del consumatori dichiarano di non voler fare vacanze o di stare a casa con amici e parenti. Esiste già un 20% che aspira a tornare a viaggiare, oltre i confini comunali, regionali, italici. La stessa aspirazione sarà per il ritorno all’acquisto non necessario. Mentre tra marzo e aprile 2020 gli italiani consumavano farina uova e lieviti per un anno per le esigenze dello stare a casa c’era già chi aspirava al suo posto nel ristorante amato o all’aperitivo conviviale prima di cena…