Se in questi giorni si parla di una seconda ondata Covid 19 anche per l’Italia il mio pensiero cade sul quello che abbiamo imparato dalla precedente e abbiamo messo più o meno in pratica.
Abbiamo perso del tempo da aprile ad oggi o abbiamo messo in atto azioni che contrasteranno anche la seconda ondata di Covid19? Non lo so. Nel periodo del lockdown c’è stata una tempesta emotiva di nazionalismo misto a economia digitale avanzata. È come se avessimo lasciato perdere i campanilismi e fossimo tutti orientati a una vita ibrida tra il sociale e il virtuale.
Tra maggio e settembre ho avuto l’impressione che l’Italia fosse più impegnata a togliersi le polveri del lockdown piuttosto che a rigenerarsi e reinventarsi. Le metro sono sempre piene all’ora di punta, il servizio al cliente a causa dello smartworking, in particolare quello pubblico, è peggiorato, alcune regole di igiene si sono accantonate, molte attività hanno ripreso il lavoro con il precedente modello di business senza accorgersi che il vecchio modello non esiste più. Certo, abbiamo avuto anche dei vincitori in questi sei mesi. Il turismo di prossimità ad esempio che ha riempito i vuoti di quello internazionale. I cosiddetti beni essenziali allo stato attuale come l’elettronica da lavoro e da living.
Eppure, la mia sensazione è che la maggioranza del mercato aspetti il ritorno alla normalità come i personaggi del Deserto dei Tartari. Penso ai tanti bar con cucina che a Milano e Roma attendono il ritorno degli smartworker. Penso alle Fiere che ballano ancora tra la conservazione dello stand e un serio piano di contaminazione tra il reale e il virtuale.
Bene, direte, e tu che cosa stai facendo? Una buona domanda. Non lo so del tutto. Sto sperimentando. Un mondo che prima mi apparteneva solo a metà. Lavorare a distanza e creare contenuti intelligenti per la vendita on line era un’eccezione al mio stile 1:1. Posso dirvi che è una fatica immane far cambiare la rotta alla propria nave. Il mare è comunque agitato e le cartine nautiche non sono ancora aggiornate. Nonostante ciò credo che possa valere la seguente regola. Stante il mio primo 50% di core business che non posso mettere in discussione pena la morte o la dispersione, il restante 50% va rimesso in discussione. Tutto e subito. Non c’è tempo da perdere.
Questo Covid 19 è un attacco al nostro sistema sociale ed economico e potrebbe, nonostante lo abbiamo clinicamente debellato, continuare emotivamente la sua funzione di disgregatore del vecchio. Se non vogliamo farci imporre dal Covid il nuovo dobbiamo costruirlo ora noi tutt’intorno a questo disastro risolvibile. Risolvibile si, ma con una sana dose di coraggio.