È questa l’affermazione di Matteo Lunelli, Ceo di Cantine Ferrari e Presidente di Alta Gamma al Sole24ORE. Come dargli torto, soprattutto oggi. Questa dichiarazione fa da sponda con quella precedente di Giorgio Armani che sollecitava il suo settore, all’inizio della pandemia, di darsi dei tempi e dei modi diversi dal passato comprendendo la delicatezza del momento.
Perché oggi questo tema appare così importante anche per aziende consolidate come Armani e Ferrari? Perché di fronte ai problemi anche il profitto inizia a perdere il suo senso e il suo scopo principale. Inizia a farsi avanti il principio dell’etica, della responsabilità, della posizione rispetto a temi sociali che mai prima erano entrati così prepotentemente dentro le aziende.
Il messaggio che passa dai più illuminati del mondo dell’alto di gamma è che il profitto è nulla senza la felicità della gente e la sostenibilità del sistema. Il profitto è si lo scopo che permette all’azienda di nascere e crescere ma allo stesso tempo deve confrontarsi con la missione e la visione dell’azienda stessa, con il mutato atteggiamento del proprio pubblico e dello stato delle cose.
Di fatto il profitto si deve commisurare anche con risultati immateriali a cui deve giungere l’azienda per definirsi veramente ‘viva’ per il mondo con cui si confronta. Metterei su una bilancia da farmacista sia il risultato economico che quello etico di un’azienda per misurarne l’equilibrio perfetto senza prevaricazioni l’uno sull’altro.
Solo così il profitto è in grado di dimostrarsi resiliente ai cambiamenti e l’azienda è in grado di farsi ricordare non solo per quello che fa per noi (biscotti) ma anche per ciò che rappresenta (originalità, benessere). Vogliamo, quindi, farci ricordare o semplicemente fare la nostra strada?