Boutade è un’espressione francese ma deriva dall’italiano ‘stoccata’. Si riferisce ad una dichiarazione pungente piuttosto che una affermazione fuori posto. Il rientro della ‘boutade’ nasce dal fatto che ad oggi è impossibile pianificare nel breve qualsiasi evento internazionale perché le condizioni ancora attive del virus non lo permettono. Però le aziende produttrici hanno bisogno del Silmo e del Mido perché in questo momento non saprebbero vendere diversamente rispetto ai cinquant’anni passati dove la fiera è sempre stato il palcoscenico di chi produce.
Certo negli ultimi anni le fiere importanti avevano perso parte della loro efficacia grazie a reti di vendita più capillari, tecnologia e micro-fiere territoriali. Però, a una situazione come questa nessuno dimostra di avere un piano B. Rendere il Silmo itinerante per l’appunto frazionandolo in micro-fiere non risolve il problema dell’esportazione dell’industria e il blocco conseguente della globalizzazione dell’occhiale.
In questi giorni si deciderà se confermare o meno il Date di Firenze a fine settembre. Ne sarei dispiaciuto se ciò non avvenisse ma il Date non è il Silmo. Al Silmo l’industria italiana va per vendere e distribuire, soprattutto quella minore in tutto il mondo. Un grande industriale dell’occhiale anni or sono mi confermò che un’edizione di successo del Silmo comportava allo stesso tempo buoni affari per ‘les italiens’. Senza Silmo all’industria italiana manca un rimbalzo che valeva fino all’edizione successiva del Mido.
Non confondiamo le acque. Se nei prossimi mesi saranno le fiere locali a mantenere viva la miccia occorre ripensare le fiere internazionali alla luce dell’imprevedibilità degli eventi. Ne va di parte del futuro della nostra industria dell’occhiale. Il Mido 2021 non potrebbe permettersi di fare la stessa cosa annunciata dal Silmo.