Ho il tempo di osservare le persone, i camerieri in bianco che ci danzano intorno, le espressioni milanesi che giungono alle mie orecchie. Uno scorcio di Milano serena ancora con la mascherina ma che non dimentica il suo essere borghese e distinta.
Sorrido nell’alzarmi e ringrazio quello spettacolo che mi ha concesso una mezz’ora di svago solitario dopo un pomeriggio di prove in uno studio televisivo.
Mi avvicino alla cassa. I camerieri stanno confabulando tra loro ma hanno il tempo di sorridermi e ringraziarmi. Aspettate… dico sorridendo… non ho ancora pagato… alla cassa lascio un biglietto e non chiedo il resto. La cassiera ringrazia e ad alta voce dice “mancia ragazzi”. Questi si voltano e sorridono ancora più forte.
Ritorno dalla cassiera e sorridendo dico … chissà quante volte ogni giorno è costretta a questa scena… mi dispiace deluderla, afferma la donna… da tempo le mance le danno solo gli stranieri e dopo il lockdown sono quasi del tutto scomparse.
Saluto ed esco pensieroso. La mancia per me che da ragazzo lavoravo negli hotel veneziani era un gesto abituale, una pacca sulle spalle per dire “coraggio”, “in bocca al lupo”. Oggi a chi se lo merita io non lesino una mancia neppure di qualche centesimo. È il mio modo di dire grazie, ti ho visto, ci rivedremo.
Ma oggi è di moda il cashback, la strategia di sostenibilità che le grandi aziende come P&G hanno pensato per venire incontro ai problemi della gente post pandemia. Tu spendi 100 e io ti ritorno 50 da spendere nuovamente con me…
Cosa dire… vogliamo ripartire dalla mancia o dal cashback delle multinazionali? Decidete voi. Io ho già deciso… da trent’anni.