La pizza è la bandiera italiana dell’alimentare. Probabilmente nasce in Italia ma è diventata la regina del mondo, la margherita, come il ‘ciao’ è il saluto dell’intera umanità. Ciò ci fa vanto ma a volte ci lascia a riflettere di quanto genio l’Italia ha disperso nel mondo trovando poco rendiconto finale. Oggi vorrei lanciare un messaggio di ottimismo chiedendovi di lasciare una volta tanto spazio ai paroloni e alla tecnologia per credere ad una ripartenza dell’Italia sulle basi del nostro dopoguerra: pasta, pizza e vino. Sono questi i comuni denominatori del nostro riconoscimento all’estero e per questo motivo occorre partire da qui per arrivare alla fine: al nostro genio, al territorio, alla gente, alle diversità. Proviamo ad essere umili obbligandoci a guardare ad un passato meno ricco ma certamente più glorioso.
Pensate che l’export del vino italiano negli USA nei primi due mesi del 2020 era a +40%, grazie anche al favore che ci ha dato Trump nell’alzare i dazi sui nostri prodotti, salvo poi bere un buon bicchiere di Amarone di nascosto magari insieme a due spaghetti di Gragnano. Perché anche la pasta ha avuto il suo boom nei primi mesi del 2020 con il record di esportazioni e un più 21% rispetto all’anno precedente. Quindi, pasta vino e pizza. Ripartiamo da qui. Se fossi io il ministro del turismo italiano, sempre che Franceschini lo sia, farei una comunicazione semplice. I tre moschettieri insieme a bella gente che vive e sorride sotto un sole da baciare. Altro che Aperol Spritz, quello lasciamolo ai modelli americani dello spot.