Il Corriere della Sera del primo giugno l’ha detta chiara. Oggi in crisi senza una vera via d’uscita sono molti professionisti della Salute tra i quali i dentisti. Per ovvi motivi legati alla loro professione i dentisti sono quelli che hanno chiuso prima e che oggi faticano a ripartire. La paura della gente ancora da superare del tutto e le rigide regole di sicurezza che impongono a questa categoria protocolli a cui l’Ottica non sarebbe riuscita a rispondere, fa presagire un crollo del fatturato del 50% anche dopo la fine del lockdown. Questa ipotesi farebbe presagire la conseguente fuga delle catene, in particolare quelle estere, dal mercato italiano.
I rimbrotti della categoria Ottica di questi mesi sembrano spicciole esternazioni rispetto al grido di dolore di questa categoria che denuncia un reddito medio di 46.000 euro lordi ma che vede i giovani dentisti in fuga. Lo stesso ruolo sociale del dentista è stato messo in discussione nel momento in cui il Governo ha escluso la categoria dalla richiesta di rimborso al fondo per la sanificazione e la sicurezza. Una decisione che sa di ‘ripicca’ per qualche conto salato presentato magari a politici sbagliati. Non è certo un bel segnale se in un paese come l’Italia sarà messa in discussione la salute dentale del cittadino.
Una volta tanto per la figura dell’Ottico essere tra ‘color che son sospesi’ ovvero né carne e né pesce, l’ha aiutato a non avere eccessivi doveri in fatto di sicurezza e poter contare sul suo profilo commerciale di distributore di viti e lenti per rimanere aperto nel lockdown e ripartire più velocemente. Questa posizione neutrale dell’Ottica deve far riflettere comunque i suoi attori sulla dura necessità di dare una vera sicurezza sanitaria al cliente finale. Da qui in avanti ce ne sarà sempre più bisogno. A dispetto delle regole scritte.