Il 2020 e 2021 sarà ricordato come il biennio terribile per le fiere internazionali. Queste manifestazioni pagano più di altri lo scotto all’epidemia e alla chiusura delle frontiere. Non ci può essere fiera senza spostamenti.
Paradossalmente si può fare un’Olimpiade come quella in Giappone perché resta pur sempre uno spettacolo televisivo. Le fiere non lo sono, o non lo sono volute diventare. Si era discusso molto nel 2020 sull’opportunità di rendere ‘ibride’ le fiere ovvero associare al fisico il digitale. Un’ipotesi sbandierata dal governo italiano miseramente dispersa nel corso della seconda ondata Covid di ottobre. Molte fiere dal canto loro rivendicano la loro natura ‘fisica’ ovvero l’impossibilità di fare del fisico-digitale il nuovo modello economico e sostenibile di una manifestazione che vive di spazi in affitto, strette di mano, camere d’albergo, cene, taxi e contratti stipulati negli stand.
La maggioranza degli enti e delle società facenti capo ad una fiera aspettano che la tempesta passi e che tutto torni come prima. Lo reclamano ma non credono al digitale. Atteggiamento umano, comprensibile. Però, c’è un però. Dopo due anni di stop, come si sta paventando per le fiere italiane più famose, qualcosa sta cambiando. Per questo motivo lo stesso Vinitaly pur sospendendo il suo grande evento al 2022 ha posto a corollario una serie di appuntamenti che fanno da specchio alla grande manifestazione.
A giugno a Verona si celebreranno quattro appuntamenti tematici. ‘Opera Wine’, insieme alla famosa rivista specializzata Wine Spectator, presenterà il top del top dei vini mondiali. Da lì sempre a giugno a Verona si celebreranno il Packaging, l’Academy, il 5 Stars Book. Poi Vinitaly passerà ad ottobre 2021 per un evento b2b ristretto ma dai connotati simili all’originale.
Vinitaly ci sta dimostrando così la volontà di continuare ad ‘esserci’ e a modificarsi. Continuare a vivere nella ‘bolla’ dell’attesa è per tutti rischioso ma anche poco intelligente. Legittima il fatto che non abbiamo imparato nulla da questi 365 mentre il mondo intorno a noi non è più lo stesso. Anche i brand più famosi possono perdersi in questa tempesta se non fissano le ancore per spiccare il volo.
Nicola Di Lernia