Le notizie dal fronte dell’Ottica, tra i pochi allora aperti alla fine di marzo, davano le piccole riparazioni e le scorte di lenti a contatto i motivi principali delle visite dei clienti. Alcuni ottici ‘illuminati’ avevano perfino intrapreso l’idea millenaria della spedizione a casa delle lenti al fine di evitare al cliente un’uscita di casa poco gradita.
Devo dire che in quei giorni, in particolare ad aprile, si era scatenata anche la diatriba della prima applicazione della lente in pieno Covid. Avevo sussurrato in un mio precedente articolo che il buon senso mi avrebbe suggerito di far attendere questo servizio, indipendentemente dalle ricerche e dai pareri degli esperti, perché c’era altro a cui pensare e il rischio che un dipendente dell’ottica potesse applicare ed essere infettato era un rischio da evitare.
Ammetto che la contattologia con le sue aziende, i suoi contattologi ‘faro’ e la sua dinamica a pacchetto da accatastare come l’amuchina è stato il segmento più vivo del nostro mercato. A quel tempo, ed anche ora, nessuna traccia di reazione da parte del mondo dell’occhialeria, successiva quella dell’oftalmica ma in forte ritardo rispetto alla sua importanza per un mercato spazzato dagli eventi.
La contattologia oggi merita più attenzione rispetto al passato per l’imprenditore dell’ottica sebbene i motivi che recita siano sempre gli stessi con una spruzzata di soda a rinfrescarli.
Prodotto con la maggiore rotazione e visita del cliente finale nel negozio.
Prodotto che si sposa, almeno per un quarto dei casi, ad un abbonamento annuale misto servizio-lenti.
Spedizione programmata o come si diceva nei miei anni 90’ ‘direct shipment’.
Private label a protezione della fedeltà del cliente e del margine dell’Ottico.
Un prodotto sempre moderno, il più performante probabilmente per la visione di un pubblico dinamico e libero. Una categoria che eleva la qualità del centro ottico soprattutto se alla contattologia a pacchetto abbiniamo quella specialistica, quella vera.
Ma allora cos’è che manca? Perché negli eventi biennali della categoria aleggia tra gli operatori, nonostante tutto, una sensazione di scetticismo? Può essere solo il commercio elettronico la spina conficcata sulla zampa del contattologo ‘leone’ che gli impedisce di correre e volare? Le domande e le risposte le giro volentieri alle aziende della contattologia che hanno l’onere e l’onore di rispondere a chi esse ritengano.
Io mi rivolgo all’ottico, al contattologo. Se in questi mesi avete constatato quello che queste aziende ora vi stanno raccontando sarebbe il caso di cambiare marcia e mentalità. La contattologia non può avvalersi della tecnologia solo per misurare ma anche per gestire e vendere. La contattologia è il segmento giovane e giovanile del centro ottico, va declinata su valori diversi rispetto alla oftalmica che resta comunque la regina dei numeri, va osata nei servizi e nell’innovazione. Spesso siamo ancora lì tra gli ottici – senza distinzione di età tra vecchi e giovani tanto che quest’ultimi a volte sono più vecchi dei padri – a domandarci che cosa sarà in futuro la contattologia. Sarebbe il caso, ora, di darsi una risposta anche da parte dell’ottico e del contattologo. Il Covid non aspetta.